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Tra le diverse possibili lettura della raccolta di Matilde Calamai intendo privilegiarne una: l'aspetto femminile. Il viaggio tra dolcezza e malinconia ne rivela in modo inequivocabile tratti che, vissuti e sperimentati nell'esistenza, raramente giungono alla consapevolezza e, ancor più raramente, si trasformano in poesia. "L'io lirico e l'io descrittivo si legano in un nodo inscindibile al punto che il paesaggio prima africano, poi fiorentino e poi newyorkese non si presenta come specchio dell'anima, ma è l'anima stessa, perché la Calamai vive proprio di quella realtà. E la mancanza di soluzione di continuità ne costituisce la rivelazione più eloquente." (Giulio Greco)